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giovedì 11 aprile 2019

A mio padre

Costantemente
ho cercato un percorso
per arrivare fino a qua;
alla valle verde
ricca in fiumi e rigogliosa
che ora luminosa
vedo si apre innanzi a me.
Sento, la sento
la vibrazione dentro me
che mi dice che
anche la chiave
che tengo in mano
è quella giusta
e chi lo sa il perchè.
E' giusta,
gira
e schiude la serratura.

Tu mi hai sempre teso la mano,
mio bendato capitano,
e mi avevi fatto salire
su un onorabile vascello
mostrandomi quali terre avevi fatto tue
di già,
e indicandomi quali ancora
avremmo valicato
fra le onde
che ci sembravano dei cavalli.

Non subito mi accorsi
ma ti sei lasciato andare,
Sei caduto dalla nave
e hai cominciato a sprofondare
nell'infinito freddo abisso
del mare.
Non potevo fare niente:
ti guardavo venir rapito
dalle acque di laggiù,
tratto in basso da sirene carminie
ma esangui
nei secondi di un respiro
che sono stati anni.
Ho aspettato che tornassi
ma non riemergevi più.
Io lo so che ho chiamato il tuo nome
nel sonno mio
profondo e men conscio
fra le orecchie degli estranei.

Tu mi hai sempre teso la mano,
mio bendato capitano,
e mi avevi fatto salire
su un onorabile vascello
mostrandomi quali terre avevi fatto tue
di già,
e indicandomi quali ancora
avremmo valicato
fra le onde
che ci sembravano dei cavalli.

Un'idea ti ossessionava
e non l' avresti abbandonata mai
sinchè non l'avessi vista realizzata
in quel modo da te sempre immaginato.
Altri lo so,
l' avrebbero scambiata
se avessero potuto ricevere ossigeno
e non quell' acqua sì salata.
Per te l'aria mai è stata il vero oro, no.
Sapevi che da qualche parte
avresti trovato davvero
un giorno
il tuo tesoro.
Capisco il significato
di quella tua caparbietà
e mi ricordo bene, ora, perchè
ho sussurrato, sussultando
il tuo nome
nel sonno mio
profondo e men conscio.
Anche tu ti sei risvegliato.

Tu mi hai sempre teso la mano,
mio bendato capitano,
mi avevi fatto salire
su un onorabile vascello
mostrandomi quali terre avevi fatto tue
di già
e indicandomi quali ancora
avremmo valicato
fra le onde
che sempre
ci sembreranno cavalli.




Diana Gualtiero

giovedì 12 aprile 2012

A tutti i sognatori


"Sogno o son desto?" Quante volte al nostro risveglio da un sogno ci siamo posti questa domanda? Quante volte ci siamo sorpresi rannicchiati su noi stessi, con la testa appoggiata al cuscino ,con gli occhi ancora socchiusi a guardare la nostra camera e una dolce sensazione che ci avvolgeva, non capaci di riconoscere la differenza tra sogno e la realtà?  Voglio dirvi una cosa: mi è capitato molto spesso. Anzi, ad essere sinceri, più prestavo attenzione ai miei sogni, più essi mi attiravano verso quel loro mondo arcano e inconoscibile. Non riuscivo a capire il modo in cui le mie emozioni nei sogni venissero deformate, amplificate, nel bene o nel male. Mi sono detta allora che, se ero in grado di percepire emozioni così forti, nitide e travolgenti nei sogni, e al mio risveglio ricordarmene, sebbene in modo alquanto sfocato, quelle stesse emozioni esistevano da qualche parte in me, soffocate da una realtà rigida che mi si imponeva davanti.
C'è stato un sogno in particolare a suscitare in me un enorme curiosità: da lì ogni nuovo sogno è stato come un aiuto prezioso per comprendere qualcosa di nuovo in me. E’ un po’ come una caccia al tesoro: Indizio dopo indizio ci si avvicina ad un qualcosa di nascosto, che per noi assume un grandissimo significato. Non sappiamo se alla fine del percorso questo tesoro esista davvero, nessuno ce né da garanzia, eppure una voce sincera dentro di noi ci avverte che stiamo percorrendo la strada giusta. E poi ci sono gli indizi! Loro ci portano a trovarne di nuovi , uno dopo l’altro. Così camminiamo, camminiamo e ci proviamo. Tra un sentiero e l’altro potremmo incontrare numerose difficoltà, potremmo sentirci delusi e disorientati ma arriverà certamente il momento in cui qualcosa, poco più avanti il nostro naso, luccicherà e sarà un nuovo indizio, un segnale, uno stimolo che ci insegnerà a non smettere mai di cercare i nostri tesori.
Seguiamoli questi nostri sogni! Sono i segnali che ci aiutano a scoprire noi stessi. Chissà in quale mondo meraviglioso potranno condurci. Cerchiamo di riconoscere i nostri desideri, quelli veri, e appropriamocene! Ci chiamano da lontano , sono là in fondo, aspettano solo che noi ci volgiamo verso di loro.

giovedì 5 aprile 2012

"Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare con il cuore."


L’altra sera passando davanti alla libreria del mio studio mi sono soffermata davanti ad un piccolo libricino, dalla copertina bianca e lucida: era il Piccolo Principe.  Mi è venuto da  sorridere. Ciò che è strano per me ogni qual volta prendo in mano questo libro è che tutte le volte che lo rileggo mi sembra di scorrere pagine sempre diverse; è come se in  quelle parole vi fosse  un significato segreto che il mio cuore riesce  a cogliere nell’istante in cui leggo ma che poi, a distanza di anni e assorbita dalla caoticità cui la società ci costringe, si affievolisce. Mi sembra di scorgere un mondo infinitamente delicato che fa vibrare le corde del mio animo in quelle pagine.
Non mi sono mai sentita soddisfatta quando leggevo l’ultima pagina di questo libro, avevo come la sensazione di aver lasciato indietro una parola chiave o un concetto che,nascosti, mi allontanavano dalla comprensione di qualcosa ed è scaturito da lì il desiderio di rileggerlo ancora.
Allora, prendo in mano il libro e comincio a sfogliarlo;  scorrono, scorrono le pagine, vedo le dune del deserto disegnate da Saint Exupery e la piccola stella nel cielo.
 Ecco che un pensiero emerge nel l’oceano della mia mente: ci avviciniamo ad un libro con la curiosità di scoprire chissà quale storia esso possa contenere e ne veniamo attratti essenzialmente dalla copertina; proviamo un giorno a rileggere quel libro. Ci si può facilmente accorgere che quelle stesse parole assumeranno un significato completamente diverso. E allora, se ciò che viene scritto o stampato  in un foglio permane nel tempo e non aspetta nient’altro che essere riaperto per  rivelarsi a noi, allora, siamo proprio noi a dare un significato diverso alle parole, ai concetti, siamo noi che incaselliamo la nostra vita nei racconti dei libri e a volare verso un mondo nuovo in cui ci rispecchiamo, una volta o centomila.  Se fossimo lasciati liberi di interpretare una lettura , certamente ve ne faremo tante e diverse. Il nostro approccio è  diverso.  Siamo forse noi a voler cercare una risposta nei libri che leggiamo? Una risposta ad un qualsiasi interrogativo?  Se ben ci  pensiamo  leggiamo i libri per trovare  sollievo,  qualcosa che ci dia piacere , per evadere dalle incombenze del giorno e forse, più probabilmente, leggiamo con il segreto desiderio di trovare nelle parole del narratore un qualcosa che ci ricordi di noi stessi e che ci faccia sentire i protagonisti delle esperienze. E’ questo ciò che mi fa sorridere: non siamo mai certi che in noi possano avvenire dei cambiamenti , ma irrimediabilmente ,inaspettatamente, fortunatamente  avvengono! Qualcosa,dentro di me, scatta.
Scorrono, scorrono le pagine:  c’è il vecchio muro di pietra in rovina, il piccolo pianeta dell’uomo che accendeva e spegneva l’unico lampione , la rosa rossa illuminata dal chiarore della luna,  il Bao bab del Piccolo Principe,  infine il cappello; o come lo vedeva il piccolo principe, il boa che stava finendo di digerire un elefante.. e intanto il cuore comincia a risvegliarsi.
All’inizio della pagina è lasciata una dedica: “Leggete, leggete sempre, di tutto … solo così conoscerete il mondo” e alla fine quel mio sorriso iniziale è esploso in una inconfondibile risata di stupore e gioia.  Mi avevano regalato quel libro quand’ancora ero alle elementari; ricordo che le maestre ci portarono nella biblioteca del mio paese per farci avvicinare al magico  mondo della lettura, dei pensieri, della riflessione( mondo al quale io non era ancora decisa a conoscere) ,unici ed autentici elementi di continuità dell’umanità.  La scrittura è  un testimone che gli uomini usano per  tramandare di secoli in secoli le loro esperienze e sensazioni, è uno strumento che gli uomini usano per protrarre nel futuro la loro esistenza e permettere agli altri uomini di proseguire nell’impresa del raccontare da dove loro stessi erano arrivati; sono sempre più profondamente convinta che la scrittura sia un modo per rendersi immortali e sentirsi parte di un unico vero e comune destino.