venerdì 23 ottobre 2015

La grande decadenza?

Lo scorso sabato 17 Ottobre, io e mia zia partiamo alla volta di Roma. Sei piacevolissime ore di auto lungo l'autostrada , uno stop per fare un break ogni tanto , ed eccoci lì arrivate, vicino a stazione Termini. Una grande emozione tornare a vedere, anche solo per una fuga  veloce, la nostra capitale. Obiettivo precipuo di questo <<tour de force>> lungo gli Appennini è la visita alla MakerFair , una grande fiera sull'innovazione , sullo sviluppo e utilizzo di nuove tecnologie, presso La Sapienza.
Obiettivo secondo: recarsi all'Auditorium Parco della Musica, progettato fra le altre cose da Renzo Piano, per visitare il luogo in cui fino al 24 Ottobre si svolge il Festival del Cinema.
 L'emozione è forte lungo la discesa della penisola; Roma città eterna, Roma capitale d'Italia, Roma dalla storia millenaria, Roma e i suoi film, Roma alcòva di bellezze antiche risalenti all'età Imperiale e Repubblicana, intessuta di vie che evocano i grandi nomi della storia.
 Arrivate però nel luogo in cui avevamo prenotato il nostro b&b una piccola visione mi rende perplessa e pensierosa: vedo due topolini correre veloci lungo il marciapiede. Il primo pensiero che affiora alla mia mente è divertito all'idea di vedere queste bestioline gironzolare per Vie notoriamente conosciute. Poi però, dovendoci spostare in auto e, all'accensione della stessa, ne vedo altri tre scappare via da sotto la macchina. Raggelo per un breve secondo e mi sovviene un secondo pensiero: quanti topi potranno mai esserci sotto ogni singola automobile parcheggiata in una qualsivoglia via di Roma? Terzo pensiero: ma se questi piccoli topolini non notano differenza fra il rimanere nel buio delle fogne e stare alla luce del sole in mezzo alle piazze Romane, quanto può essere sporca questa città? E badiamo bene che essa è capitale di una Nazione. A Roma non viene fatta disinfestazione e pulizia, nemmeno vicino a zone di grande afflusso turistico? Capiamoci bene , dal luogo in cui ci trovavamo potevo raggiungere in tutta tranquillità, a piedi , il Colosseo e nel giro di 20 minuti.
La nostra serata passa veloce e spensierata.
 Il giorno seguente, la domenica, ci rechiamo nel piazzale di stazione Termini per prendere il bus al box E , numero 310, direzione La Sapienza. Abbiamo speso 1.5 euro per un biglietto di validità 100 minuti. Direi un prezzo ragionevole e, quasi onesto.
Come si diceva alla Sapienza v'era la fiera Maker Fair. Nell'attesa in fila, fuori il polo universitario, mi guardo intorno con occhi disillusi. Strade disastrate , solcate da buche, distrutte dal passaggio delle automobili probabilmente, eppure mai sistemate da un bel po' di anni. Mi sembrava di essere nel bel mezzo di una baraccopoli in India.
Ma il meglio a Roma deve ancora venire. Finito di visitare la MakerFair, alla quale lascio un giudizio positivo, l'ultimo desiderio prima di tornare a casa, è andare a Castel Sant'Angelo, rivedere il ponte , lo stesso sotto il quale un Toni Servillo nei panni del disincantato Jep Gambardella nel film di Sorrentino, con aria meditabonda e malinconica, monologa e passeggia.
Pensate che il sottopassaggio del ponte di Sorrentino sia uguale a quello della triste realtà che i miei occhi vedono? No. Anche là vigeva il caos. Strade malridotte, erbacce alte ed incolte, ponte Sant'Angelo incrostato e consunto dallo scorrere del tempo , per non parlare di tutti gli altri che non ho avuto modo di guardare. Posso  comprendere le piene del Tevere che su di loro imperversano, ma in qualità di città capitale, in qualità di città culla e cuore della cultura occidentale, in qualità di città che ospita più di 130 milioni di visitatori l'anno (v. Il turismo internazionale in Italia, Banca d'Italia) , potremmo e dovremmo esigere manutenzioni più frequenti e accurate. Dovremmo esigere CURA. Dovremmo esigere amore e orgoglio per la nostra città. Sì, perchè Roma non è solo la città dei Romani. Roma ,che è capitale , è la città di tutti gli Italiani. E se al 2015 non è in grado di essere la Regina fra le città d'Italia ed esempio, forse allora non si merita il titolo per la quale si vanta . Nella carta d'identità di ciascuno di noi c'è scritto Repubblica Italiana e non viene specificata la nostra appartenenza ad una Regione piuttosto che ad un'altra, ma solo il luogo di nascita e residenza, che di fatto può sempre cambiare. Ciò significa che abbiamo il pieno diritto di metter bocca su tutte la faccende che riguardano il nostro disamato Paese. Dobbiamo amarci di più,  tutti.
Non posso percorrere le strade di Roma e sentirmi catapultata in Asia, e nello specifico in una baraccopoli Indiana, come quelle costruite lungo il Gange. Qui la baraccopoli è costruita lungo il Tevere, e la similitudine è centrata.

Ritengo che sia inutile per una città come Roma vivere nel prestigio e all'ombra di bellezze (rovinate) che non si curano più.

Facendo un veloce raffronto: l'auditorium Parco della Musica, progettato dall'architetto Renzo Piano, e accessibile dal 2002 al pubblico , è deteriorato, brutto da vedere dal momento che le opere di mantenimento  e conservazione sono vergognosamente assenti. Capisco che Renzo Piano i suoi soldi li abbia guadagnati all'epoca ,per la progettazione, ma fossi in lui, all' oggi, mi vergognerei ad aver firmato un pezzo che a distanza di 13 anni andrebbe palesemente sistemato, e con un urgenza. Tanto più quando lì vi si ospitano eventi quali il Festival del cinema che richiamano molti visitatori che pagano per entrare.

Il bravo architetto ha però fatto decisamente un affare a progettare l'edificio che accoglie il MuSe a Trento, museo della scienza. Sappiamo che in qualità di regione a statuto speciale il Trentino detiene soldi in cassa e, sopratutto, sa al meglio come utilizzarli per lo sviluppo della società umana.

 Come fa la città capitale ,che non ama prima di tutto se stessa , essere un faro che conduce al successo e al miglioramento tutto il territorio che amministra?
Come è possibile accettare che una capitale che muove milioni di turisti da tutto il mondo e veda introiti di miliardi di euro , sia ridotta cosi male?

Roma, tu sei come una vecchia signorotta adornata di gioielli preziosi ormai opachi che non rilucono più, sei spettinata e con le unghie nere. Sei una zingara, e zingara ti han reso gli altri che non ti amano più da tanto. Sei come una prostituta che si vende di notte, sei come una prostituta che i soldi che intasca non sono per sè. Sei come una prostituta che appartiene ad altri ed è prigioniera di chi di te si approfitta. E ti hanno logorata. E ti han reso brutta. Ti han reso vigliacca. Una volta eri di luce splendente, e chi, millenni fa,  costruì i gioielli che indossi ancora senza ormai diritto , in te credeva e sperava . Eri mito cui guardare, mito cui ispirarsi. Mito di te stessa e ispiravi orgoglio.

Ti abbiamo tutti sempre nel cuore e ti auguro AD MAIORA.




Foto scattata a Roma, piazza di Ponte Sant'Angelo, 18 ottobre 2015.

domenica 30 giugno 2013

Febbre di sapere

Be commited.  Uno degli aggettivi inglesi che più preferisco. Un po' per il suono, un po' per come si muove la bocca  per poterlo pronunciare. Commited è una persona che si dedica completamente e totalmente ad un'attività in cui crede, è una persona impegnata, pienamente coinvolta in ciò che fa.

Lo scorso venerdì ho avuto modo di vivere un pomeriggio per me speciale. Mi trovavo alla presentazione di un libro che è in uscita in queste ultime settimane e che sta riscuotendo ampio successo per i temi toccati, tratteggiati. "L'uomo che sussurra ai potenti" di Luigi Bisignani e Paolo Madron. Ad armonizzare la piacevole presentazione del libro c'era Ario Gervasutti, attuale direttore del Giornale Di Vicenza. Al momento dell'aperitivo, che ha fatto seguito alla presentazione, non ho potuto resistere dall'andare da lui per fargli una domanda che veramente mi sta a cuore in questi ultimi mesi: chi è il giornalista, che cosa significa essere giornalisti ai nostri giorni, come affacciarsi a questo mondo colossale, quale è l'editoria e il giornalismo, da piccoli che si è.

Ho ricevuto qualcosa che è andato ben oltre le mie aspettative.

La vita del giornalista è una vita sacrificata. Completamente sacrificata. Se ti svegli la mattina e appena apri un solo occhio hai già il desiderio frenetico di sapere che cosa sta succedendo, da qualche parte nel mondo, fosse in Libia o in Vietnam, fosse nella via dove abiti, allora stai percorrendo la strada giusta.

Se hai la febbre, quel genere di febbre che ti spinge a desiderare di interessarti a ciò che sta accadendo, a scoprire e a raccontare storie, allora il tuo cammino può cominciare. Nessuno comprenderà mai perchè un alpinista pur dovendo scalare una montagna alta 8000 m , brami di potersi spingere ancora più in alto..
Una persona normale potrebbe accontentarsi  di arrivare fino a metà , ma l'alpinista no. Qualcosa lo sollecita  dentro e si ritrova a spostare sempre più avanti i propri limiti. Questa è la malattia necessaria, la febbre imprescindibile.

Parlando ci si è chiesti se il sentimento che scaturisce quando si pensa al giornalismo sia di questo genere o se si tratta invece di amore per la scrittura. La risposta che sono riuscita a dare a questo quesito non è importante. Ciò che davvero è apprezzabile è che, cercando una risposta in me, tra le alternative, ho capito quale questa debba essere. Non è importante quale sia la risposta, ma che essa ci sia. E' stato importante avere avuto l'opportunità di comprenderla. La metafora della febbre mi ha entusiasmata davvero molto: pensando a noi stessi , a tutte le cose che facciamo nelle nostre giornate, a tutte le attività che vogliamo e che dobbiamo svolgere  per una ragione o per l'altra, c'è quel qualcosa per il quale ci sentiamo veramente ammalati? Si tratta di una malattia che potrà farti soffrire, eppure ti scuote e ti fa muovere veloce. C' è qualcosa che ci procura febbre , sensazioni vorticose? Qualcosa che ci alimenta, quotidianamente?

Lì per lì li, venerdì, non riuscivo a capire quanto fossi stata tremendamente fortunata a poter parlare con una persona che nel proprio settore è grande e competente. Una persona di spessore e impegnata.. è stato il giorno dopo che ho potuto rielaborare la giornata vissuta. E ho trovato qualcosa di importante e di illuminante.

Avere senso dell' impegno per le cose che si fanno. In fin dei conti se le facciamo è perchè lo abbiamo deciso. Perchè non cercare di farle bene? Ciò che forse manca oggi è sentirsi "ammalati" per qualcosa, in questo senso.

Mi piace ricordare alcune parole di Kierkegaard, filosofo esistenzialista del 1800 quando scrisse:

Ciò che in fondo mi manca è di veder chiaro in me stesso, di sapere ciò che io devo fare e non ciò che devo conoscere, se non nella misura in cui la conoscenza precede sempre l’azione. Si tratta di comprendere il mio destino, di vedere ciò che in fondo Dio vuole che io faccia, di trovare una verità che sia una verità per me, di trovare l’idea per la quale io voglio vivere e morire.” 



martedì 14 maggio 2013

BRAINSTORMING

Una donna simpatica, con un'energia fuori dal comune, un modo di presentarsi singolare e curioso che certamente , da una costituzionalista, è difficile aspettarselo.
Non ho visto superflue formalità nei suoi atteggiamenti e nel modo di rivolgersi a coloro che la stavano ascoltando. Così è apparsa ai miei occhi Lorenza Carlssare quando l'8 Maggio della scorsa settimana è venuta a parlare  presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trento, in occasione di un incontro improntato sul tema della rappresentanza politica. Un concetto complesso, senza dubbio. Eppure la semplicità con cui è riuscita a parlare di temi così importanti, rispecchiando una grande passione nei confronti degli stessi, mi ha colpito. La carica e l'ironia brillante con cui si spiegava è riuscita a stimolare in me una ancora più grande curiosità verso queste materie difficili; è necessario prendersi il giusto tempo per approfondirle e lasciarsi appassionare.
 .
Senza troppi annunci ha cominciato il suo discorso affermando che in una democrazia rappresentativa, quale l'Italia è, l'elemento essenziale è proprio la partecipazione del popolo al governo. Lo stesso articolo 1 della nostra Costituzione proclama che la "sovranità spetta al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione".

Ma ci si sente parte davvero di questo popolo? In tempi di sconvolgimento politico ed economico in cui viviamo la fiducia nelle istituzioni (che questo popolo dovrebbero rappresentare e guidare per crescere e svilupparsi in modo sempre migliore) è quasi completamente scomparsa. Non si fa che sentire commenti di demoralizzazione e scherno, ma credo molto in un rinnovamento che già è in attuazione. 


  • Il 1° Gennaio 1948 la Repubblica Italiana ha avuto finalmente una Costituzione, patto fondamentale che stabilisce un punto di unione tra i cittadini, la società e le istituzioni; 
L'elemento innovativo della nostra attuale Costituzione, rispetto alle carte di fine ottocento, è rappresentato dal preminente rilievo che è stato dato ai diritti e ai doveri di ogni cittadino, di ogni persona. 

"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale."

L'art 2 della Costituzione proclama esattamente questo. Credo che simili parole se conosciute profondamente e consapevolmente possono accrescere il senso di appartenenza di ognuno a questa bellissima Nazione.

Per quanto riguarda i doveri inderogabili di solidarietà politica ,che hanno catturato la mia attenzione maggiormente,con essi si è voluto intendere:

·         Fedeltà alla Repubblica
·         Osservanza della Costituzione  e delle leggi

Osservanza della costituzione significa rispettare i doveri e gli obblighi sanciti da essa stessa e aderire ai valori costitutivi dell'ordinamento repubblicano.

Mi domando come sia possibile sentirsi partecipi di un'unica comunità sociale e di provare amore , orgoglio e rispetto per le sue istituzioni (ma prima di tutto come sia possibile sentirsi Cittadini) se non si viene messi nelle condizioni di poter conoscere una così bella Carta fin da giovanissimi. La Repubblica Italiana ,astrattamente, si dovrebbe impegnare a rinforzare i valori di Libertà, Non violenza, Solidarietà sociale e Democrazia. Eppure questi valori, meravigliosi ed esaltanti, sembrano molto spesso  riposti in una vetrina , come un oggetto di un museo; si fanno ben vedere, si fanno osservare ma non si fanno toccare. Non li tocchiamo! Li guardiamo ammirati ma appena discostiamo lo sguardo li ignoriamo , non li facciamo parte di noi, della nostra persona in modo effettivo. 

Si parla con tanta facilità e vacuità del valore di Democrazia ma nessuno viene messo nelle condizioni di conoscere la storia della propria patria; di che cosa voglia dire essere un popolo sovrano, responsabile e consapevole; tutti sappiamo di dover rispettare determinati doveri e di essere titolari di diritti ma non sapremmo in realtà neanche farne una lista di tre elementi.

La stessa costituzionalista si è soffermata spesso su questo concetto. Ha sostenuto più volte che democrazia non è solo andare al voto; i cittadini devono poter esprimere pubblicamente il loro dissenso, far sentire la propria voce.
C'ha raccontato che fu nella "Commissione dei 75", cui era stato affidato il ruolo di elaborare quella che poi è diventata la nostra costituzione, che si decise di sostituire il termine "appartiene" dell'articolo 1 ( la sovranità APPARTIENE al popolo) a quello precedentemente proposto "EMANA". L'idea che emerge dal verbo emanare è quella di un qualcosa che parte dal popolo, ma se ne va; emerge l'idea di qualcosa che si perde ed è la SOVRANITA'.
Sostituendo il verbo "appartenere" ad "emanare" si sottolinea il ruolo predominante di un popolo che non "dorme per 5 anni". Così si è evitato di cadere nell'equivoco che la sovranità e il potere di esercitarla vengano trasferiti ad altri, che altri non sono che i nostri Rappresentanti. "Il popolo deve contare anche nei 5 anni in cui non vota." Ha citato poi Carlo Esposito, uno dei massimi costituzionalisti del secondo dopoguerra, il quale disse che "La sovranità appartiene al popolo non solo al momento dell'elezione ma quotidianamente, nel suo esercizio delle libertà personali. Democrazia non è solo andare al voto; il voto deve maturare attraverso il pubblico dissenso."

La Carlassare ha poi citato l'art. 49: "Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi in pariti per concorrere con metodo democratico alla formazione della politica nazionale".
I partiti politici dovrebbero servire ai cittadini, sono strumenti dei cittadini, sono un tramite per i cittadini
I canali della democrazia partono proprio da qui. Se essi non fanno più da tramite è davvero dubbia la loro esistenza in qualità di espressione popolare. La rappresentanza politica si svuota allora di significato. Il corpo elettorale sente di non contare più, di non incidere più. E' necessario ricostruire un canale di comunicazione tra istituzioni e corpo elettorale.. 
La politica è fatta di mediazione. La società presenta tanti e diversi interessi nonostante si dichiari che è necessario perseguire l'interesse pubblico: esso non è altro in realtà che la composizione di interessi eterogenei. Tali interessi devono essere mediati. Il rappresentante politico tuttavia deve essere consapevole del fatto di avere una responsabilità enorme nei confronti del popolo, dei cittadini. Deve rendere conto delle sue azioni a coloro che l'hanno votato. 


Quando all'articolo 54 si stabilisce che "i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge" ci si riferisce ad un vero e proprio rapporto di fiducia che deve nascere e crescere tra rappresentati e rappresentanti. "Affidare" deriva dalla parola FIDES....

L'antica FIDES dei romani era un valore di preminente importanza, caratterizzava una persona le cui azioni erano conformazione ed espressione dei pensieri e delle parole. Fides era la fedeltà verso i propri impegni e verso i propri doveri.

 Ma oggi?





lunedì 25 marzo 2013

La passione che ti affascina

"E' particolare". E' una risposta che mi sono riscoperta dare molto spesso rispondendo alla semplice domanda   "Com'è? Che persona è?". "E' particolare!" Allora ho pensato a quella particolarità che in ciascuna persona risiede, a quella particolarità che con tanta difficoltà riesce ad emergere e a dimostrarsi agli altri, in certe situazioni ed in certi contesti.
Sono stata colpita da una qualità che ho riscoperto essere davvero preziosissima, forse la chiave per aprire quei grandi portoni interiori che ognuno di noi possiede e che mi ha aiutata a cogliere questa particolarità di cui parlo: il sapere ascoltare. Stare davanti ad una persona ed ascoltarla, lasciandola parlare, lasciandola spiegarsi, con calma. Lasciandola farsi conoscere. Ci sono state persone che con questo atteggiamento hanno permesso a me di parlare e di raccontarmi, così poi, spontaneamente, l'ho permesso anche io a loro ed infine ne sono rimasta affascinata. Con l'ascolto reciproco si crea una sintonia tale che le parole escono senza imbarazzo, forse con un po' di diffidenza ma escono da quella zona recondita di noi e ci liberano.

In questi giorni mi ha colpita molto una frase la quale, tradotta dall'inglese, esprime il fatto che una buona comunicazione nasce anzitutto da una buona preparazione. Allora ho riflettuto sul suo significato. Preparazione, preparazione, preparazione. L'ho interpretata come il riconoscere un certo nostro interesse, catturandolo, manipolandolo, facendolo crescere e permettendogli di rafforzarsi dentro di noi; facendolo diventare parte di noi, ogni giorno.  Come una pianta che necessità sempre di almeno un po' d'acqua per crescere sana e rigogliosa, come una pianta che necessità delle adeguate cure per non ammalarsi e morire, come una pianta che ha bisogno di un vaso adatto a contenerla per farla star bene. Come una bella e sana pianta od un bel fiore adornano e rendono molto gradevole un giardino o un ambiente, così un interesse radicato e ben spiegato rende più belli noi stessi.

Sono convinta che, come per le piante, il più grande concime che possa esaltare la nostra conoscenza, rendendola vivace e prospera sia la curiosità.. la curiosità verso il mondo e i diversi ambiti in cui esso si manifesta. Nelle belle arti, nelle scienze, nelle diverse religioni ecc. Mi sono accorta che le persone con cui ho amato discutere e conversare di più sono state persone che con energia e vivacità mi raccontavano le loro idee, le loro sensazioni e gli episodi che più gli avevano colpiti in una giornata. Quella passione con cui mi venivano raccontate le cose facevano sì che io fossi lieta nell'ascoltarle , mi trasmettevano una certa sensazione di entusiasmo.

Amando ciò che si conosce e si studia, apprezzando ed esaltando ciò che si fa, è possibile,condividendolo, trasmettere quella  nostra stessa passione agli altri. Che si parli di un libro o di un quadro, che si parli di un proprio progetto personale e futuro, che si racconti di una giornata di lavoro o di scuola è la passione con cui ci impegniamo ad esporre tutto ciò che ci rende speciali.. e particolari.

Bisogna prendersi il tempo per conoscere sè stessi e dare tempo agli altri per fare altrettanto e....


mercoledì 9 gennaio 2013

Espressività pura, stati d’animo trasformati in colori. Dipinti da interpretare ed amare. Arte come avventura visiva, arte per passione. I dipinti, sempre nuovi, sono proposti su diversi materiali. E' una pittura da apprezzare ogni giorno con una carica diversa per potersi rispecchiare  in un mondo di sensazioni esaltate dai colori e dalle forme più mutevoli.




Di Giovanni Gualtiero

martedì 1 gennaio 2013

Siamo come fenicotteri che cercano di volare...


Nelle rive dei laghi o ai piedi di imponenti vulcani vivono in grandi colonie e galoppano insieme, sbattendo quelle loro ali in modo così buffo e impacciato da poter farci credere che essi non saranno mai davvero agili per elevarsi verso il cielo. Ma loro corrono, corrono e corrono sempre, immergendo appena quei piedi palmati nello specchio delle acque per darsi il giusto slancio verso l'alto,rimbalzando nell'acqua più volte. Le loro gambette lunghe e pronte, negli spazi che percorrono, lasciano dietro a sè cerchi nelle acque a testimoniare i loro tentativi di librare e alzarsi al cielo, quasi come la pista di decollo di un aereo che ha bisogno di lunghi spazi per riuscire a partire.. e cominciare il viaggio. E così, nella sfrenata corsa , loro cercano il momento opportuno per allungare le gambe all'indietro e sospenderle nell'aria, sforzandosi di raggiungere il momento in cui le loro ali spalancate avranno la forza di sorreggere il peso di tutto il corpo.. e volare, nella loro incredibile eleganza. Siamo come fenicotteri che imparano a volare, caparbi e decisi a combattere per spiccare il volo, mai stanchi di sfidarsi e di migliorarsi ogni giorno, mai stanchi di inseguire e catturare l'ambizione...

giovedì 13 settembre 2012

Water rain

Today, the rain washes away my black moods, keeping in my heart a sensation of incredible sweetness, that one that reaches the most hidden and secret places of the heart and do not ever leave them; that one that flows inside. Oh, if there were not the rain to wash away the old sorrows!

Today, she is arrived, so expected, so desired! Sometimes I wonder whether those drops could be the tears of joy of the heaven, due to an extraordinary event he has glimpsed in the world he wraps.

It's quite nice to believe that heaven is moved as we do.

Today, I looked at those fresh raindrops in all their striking beauty, shrouded by a veil of subtle sadness. They are noble in their violent falling to the ground; never tired, never scared, they passionately fall from the air.

They give me a precious gift: I can hear their peaceful notes plucking the leaves around me, whispering in my ear, enhancing my little soul.